Le milizie libiche
La Libia, terra che da Giolitti a Mussolini fu avvolta nel
tricolore, oggi riversa smembrata sotto tre vessilli. Questa terra, così vicina
all’Europa, è divisa in tre grandi blocchi: Il vecchio parlamento, apprezzato
dall’occidente, il Nuovo Parlamento autoeletto, sgradito all’occidente e
ritenuto illegittimo,ed il Califfato Islamico.
L’inviato speciale dell’ONU, Bernardino León Gross,
diplomatico spagnolo, sta cercando di avvicinare le tre parti in conflitto
mediante la missione di supporto delle Nazioni Unite. Ma dopo 4 mesi il suo
operato non è servito a nulla. In Italia, Giacomo Stucchi, presidente del
Copasir, ha dichiarate che c’è più spazio per le trattative pacifiche. Solo Di
Battista del movimento 5 stelle par aver ancora voglia di scherzare parlando di
trattative pacifiche, ma i miliziani arrestati ai piedi del Vesuvio con Ak in
borsa parevano pensarla in altro modo.
Da agosto il governo guidato dal premier Abdullah
Al- Thani ( pronunciato al-Thinni ) e guidato dal generale Haftar,
comandante Capo delle operazioni militari, si sta sforzando di ricostituire le
forze armate libiche regolari e filo-occidentali. Il riassemblamento
dell’esercito è però estremamente difficile perchè il governo parallelo del
premier Al- Hassi, nonostante non goda di nessun riconoscimento internazionale,
par non voler lasciare il governo del paese.
L’autoeletto governo di Tripoli di al-Hassi, dov’è stato
ricostituito il Congresso Nazionale Generale (CNG), par momentaneamente essere
più forte del governo regolare perchè gode del sostegno militare della Turchia
del Sudan e del Qatar. L’assemblea parlamentare appena rieletta, che però non è
riconosciuta dalla Corte Suprema libica, è stata confinata a Tobruk ed è
sostenuta economicamente e militarmente dall’Arabia Saudita, dall’Egitto e
dagli Emirati Arabi.
L’esercito Libico (
Libyan national Army) del Governo di Tobruk, guidato dal generale
Haftar, è composto perlopiù da
nazionalisi, anti-islamici ed ex soldati regolari dell’aviazione e della
marina. Questa singolare alleanza tra nazionalisti “eversivi” ed ex militari
regolari è nata dal fatto che l’auto-eletto governo, per quanto non apertamente
sostenitore del califfato, abbia comunque tolto parte dei finanziamenti del’esercito regolare a favore delle milizie
sciolte jihadiste. Mahmoud Sharif invece
è il comandante delle forze regolari
di polizia del paese, che
comprendono circa 8 mila uomini stanti sotto al diretto controllo del ministro
degli interni. Ma, come ha denunciato Sharif,
mancano i fondi necessari affinché gli agenti vengano muniti di quelle
armi leggere oramai non più sufficienti per confrontarsi coi miliziani del
daesh.
Ricapitolando, l’esercito a cui l’ONU sta dando dei finanziamenti per sconfiggere
la minaccia del jihadismo è quello che sottostà al Generale Haftar. Esso è composto da due ali principali: la Barqua Defence Force ( o Cirenaica
Sel defence Forces) guidate da Hibrahim Jadhran, e composto da 20mila uomini).
Affianco vi è il Consiglio Militare dei
Rivoluzionari di Al-Zintan con al capo il comandante Mukhatar Kalifah Shahu, composto da 23 milizie federaliste divise in 5
brigate ed armate prevalentemente di SZU, lanciarazzi e mitragliatrici pesanti.
Tra queste vi sono due brigate di particolare rilievo: La
prima, chiamata Al Qata,ha il merito
d’aver scagliato l’anno scorso, il 18 maggio, un attacco contro all’edificio
del parlamento autoeletto ( CNG). La
brigata delle forze speciali al-Saiqua
invece svolge prevalentemente una
funzione di anti-terrorismo anzichè di offensiva. È composta da cinquemila
soldati del corpo d’élite del vecchio esercito Libico, divisi tra commando e
paracadutisti. Attualmente il loro scopo principale è quello di annientare Ansar
Al-Sharia, leader delle forze estremiste islamiche. La brigata al Qata vanta,
tra i suoi massimi esponenti, Othman Milaiqtal, che fu uno dei primi ufficiali
ad abbandonare il govero di Gheddafi.
Accanto a ciò si è anche creato un’esercito parallelo, direttamente
sponsorizzato dalle grandi multinazionali europee. Esso, che è una sorta di
esercito “templare” che vuol difendere gli interessi del Dio Dollaro in Africa,
è composto da privati separatisti e mercenari, coordinato in parte dal governo
filo-occidentale, al fine di difendere i pozzi di petrolio. Le
Petroleum Facilities Guards sono
guidate dal giovanissimo federalista secessionista Ibrahim Jadhran, di soli 33 anni, divenuto
celebre per aver accusato il governo centrale
filo-occidentale post-Gheddafi di corruzione. Prima della guerra civile
i terminal petroliferi di El-Sharara (
la prima ad esser stata conquistata dall’ISIL) di al-Sidra e Ras-Lanuf
producevano ogni giorno, in media, 1,6 milioni di barili. Nel mese di gennaio,
con l’avanzata dei miliziani Jihadisti, la produzione ha subito un drastico
calo e si stima che ora i barili quotidianamente prodotti siano meno di 320 mila. In sostegno alle Guardie del
Petrolio sono accorse anche le grandi multinazionali occidentali come l’ENI e
la Shell. Le nazioni dell’ONU devono mantenere un minimo di rispetto nei
confronti della Carta dei Diritti dell’Uomo anche mentre i loro inviati
eseguono black operations. Si spera che le grandi aziende, che non sono
vincolate dal gaudio morale di rappresentare una democrazia, non esitino ad usare anche i metodi peggiori
per reprimere l’avanzata dei califfato. Abdullah al-Thinni, premier del governo libico fil-occidentale,
gli scorsi giorni ha tenuto un’arringa disperata in cui scongiurava
un’intervento armato all’Italia per fermare una volta per tutte questo scempio.
Fino ad oggi l’Italia, a differenza della Francia, non ha
sferrato attacchi pesanti contro ai miliziani. Già prima della guerra civile
l’Italia aveva avviato un programma di addestramenti per creare un’esercito
libico terrestre su tutto il territorio nazionale. La prima fase di
quest’operazione di formazione è cominciata nel novembre 2013 a tripoli, grazie
alla “punta di diamante” dell’esercito italiano composta da 500 consiglieri
militari. La polizia regolare libica è stata inoltre addestrata sul posto dai
carabinieri italiani, mentre 2 mila soldati libici sono stati portati in Italia
ed addestrati qui in europa. In totale l’italia ha addestrato quasi sei mila
soldati libici.
Liliane Tami
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