La guerriglia
Il termine guerrilla letteralmente significa
“piccola guerra” ed è stato coniato tra il 1808 e il 1814 dagli spagnoli che ,
in modo scoordinato, cercavano d’opporre resistenza all’esercito napoleonico.
La guerriglia adotta una tattica mordi-e-fuggi ed i suoi combattenti, perlopiù
civili, in assenza di linee del fronte cercano di logorare l’avversario con una
tattica basata sugli spostamenti rapidi e le imboscate. A volte accade che i
guerriglieri appartengano a corpi statali che, insinuandosi dietro le linee
nemiche, cercano di distruggere numericamente l’avversario dall’interno.
Gli
obbiettivi geopolitici durante una guerriglia non sono mai chiari, a differenza
dell’ideologia. La guerriglia è una “ de-forma” di guerra che nasce e muore
lentamente, ed in genere se ne prende
coscienza solamente durante il suo apice. Il sistema della guerriglia è
chiamato da Bernard Wicht “ Down-top”, perchè avendo alla sua base il popolo
va’ a sovvertire i piani alti della società. L’Isil, il temibile califfato
islamico, iniziò ad assumere la forma di una guerriglia all’incirca alle soglie
del nuovo millennio, ma solamente nel mese di maggio del 2014, in cui Abu Bakr
ha annunciato la nascita del nuovo califfato, se ne è preso coscienza. Le
guerriglie, come nel caso della celebre presa della Bastiglia, essendo composte
dal popolo affamato, caotico, unito da un sogno (!) e non da un disegno
strategico, sono difficilmente arginabili dalle istituzioni che invece
ragionano in modo logico e calcolatore. Dal momento in cui la guerriglia,
composta da cittadini in momentanea veste di terroristi, prende piede, il colpo
di stato è quasi assicurato. La
guerriglia, causata dal disincanto comune, dalla fame e dall’insoddisfazione
popolare può rovesciare un intero governo, come è stato nel caso dell’Italia
fascista, della Grecia e di Kiev in tempi recenti. I sovrani, i sultani, i presidenti
e chi per essi, al fine di prevenire una guerriglia politica che potrebbe
sradicarli dal loro trono devono rendere il popolo debole disarmandolo. Con la
scusa del pacifismo si rendono le masse incapaci di difendersi dai morsi di un
tiranno. Infatti, Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione d’Indipendenza
degli Stati Uniti, paladino della Libertà, della Democrazia e del Federalismo,
nella lettera scritta a William Stevenson Smith il 13 novembre 1787, disse che
il popolo deve armarsi per sconfiggere l’oppressore. “ Quale paese ha mai trascorso un secolo e
mezzo senza che si verificasse una rivolta? E quale paese può conservare le sue
libertà se i suoi governanti non sono ammoniti di quando in quando che il loro
popolo conserva il suo spirito di resistenza? Che esso prenda le armi. Il
rimedio consiste nel fargli capire come stiano i fatti, perdonarlo e placarlo.
Che importanza hanno poche vite in un secolo o due? L’albero della Libertà
dev’essere innaffiato di tanto in tanto con il sangue dei patrioti e dei
tiranni. È questo il suo naturale concime.”
A
chi è abituato a pensare con lo schema mentale del pacifista, debole,
sottomesso ed incapace di difendersi, com’è voluto oggi dai governanti, può
sembrar strano che il fondatore stesso della democrazia moderna abbia anche
esortato di distruggerla quand’essa non è più da considerarsi tale . Invece,
è perfettamente logico. E , soprattutto,
onesto.
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