A dar scandalo, oggigiorno, è chi si preoccupa delle buone maniere.
Il galateo a tavola e la buona educazione nel parlare sono valori etici ( ed estetici) importantissimi e, purtroppo, non sono tra quelle priorità che il mondo post-moderno si sta curando di salvaguardare e tramandare.
Lunedì 6 maggio Putin, col sostegno della chiesa ortodossa, ha firmato una legge che vieta l'uso di espressioni volgari in TV e negli spettacoli teatrali. Dal primo luglio 2014 tutti i Mass Media dovranno adoperare un linguaggio decoroso, altrimenti riceveranno una multa di 50 mila rubli. ( circa 1000 euro) e chi pronuncerà parolacce riceverà un'ammenda di 50 euro.
Il Premier russo, annunciando che vuol vietare le parolacce, ha suscitato l’indignazione di chi crede che l’usare un vocabolario osceno sia sinonimo di “Libertà”.
La crociata contro al turpiloquio verrà resa operativa anche inserendo nel web un sistema che non permetterà la pubblicazione di parole ritenute offensive o impudiche. L’eliminazione da internet di termini scurrili non ha un fine repressivo, bensì educativo. Il divieto di digitare nella rete russofona parole volgari, a parer mio, non è solo salutare per i giovani , oramai avvezzi al turpiloquio , ma è anche un ottimo mezzo di prevenzione contro al Ciberbullismo.
La critica più acuta s’è permessa di tirar in ballo la letteratura, sostenendo che la florida Ars Poetica Russa sia gremita di termini ritenuti “censurabili”. Il fatto che la celebre autrice Nina Berberova abbia scelto di intitolare una sua opera “ La meretrice ed il lacché” non deve esser però una scusante per avvalersi pubblicamente del turpiloquio e per criticare la rivoluzionaria proposta normativa ed educativa di Putin.
Confutar la tesi avversa è quasi troppo facile: Ciò che è stato vergato da un individuo competente e riconosciuto da premi letterari è Arte, mentre la spazzatura che trabocca dal web ,vomitata dai grafomani spesso traviati, è tutt’altra cosa. Infatti il ministero della cultura russo ha pacato gli animi dicendo che tale restrizione riguarderà solo la cultura popolare e non le arti.
Se uno scrittore, definito tale solo in virtù del suo impatto sul mercato , avverte l’esigenza di rafforzare un concetto mediante l’uso di un vocabolario basso è pienamente libero di farlo, ma al di fuori dal web. Oltre che tutelare l’editoria cartacea, tale misura normativa permetterebbe anche di discernere ciò che è vera Letteratura dai testi prodotti da irrilevanti artisti incompresi. Gli editori, essendo diffusori di cultura e buon costume, devono rispettare questa norma altrimenti saranno privati della licenza.
A sostegno di questa necessaria opera normativa voluta da Putin bisogna anche ricordare il valore che il Logos aveva per gli antichi greci e cristiani: Nel Vangelo di Giovanni la “Parola” coincide con il Creatore, in sostegno della tesi secondo cui è dal Verbo che prende forma qualsiasi cosa. Da qui, l’importanza del ben parlare, perchè queste parole , che risuonano in chi le pronuncia ed attorno, si fanno “carne”concretizzandosi in un’opinione positiva o negativa nel prossimo.
Anche Aristotele , nelle commedie si burla di chi, privo della capacità di dominare le proprie parole, s’avvale di una favella scurrile. A parer suo è importante che i giovani fin da subito imparino ad essere virtuosi nel linguaggio, perchè questo faciliterà le loro relazioni sociali e , mediante lo sforzo del contenimento, impareranno a controllar meglio i propri impulsi irrazionali. La fatica del non adoperare un vocabolario osceno è utile: Chi apprende a dominar la propria lingua, può poi impegnarsi a ricercar la virtù in ogni ambito della vita.
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