Andrea Pinketts è celebre per essere scrittore, drammaturgo
, giornalista e presentatore televisivo, ma la sua più grande passione è...l’avventura. Nato nel 1961, è uno dei maggior esponenti
della letteratura Noir in italia. La sua passione per il macabro – già leggeva
Edgard Allan Poe alle elementari sottobanco- l’ha portato anche a compiere
pericolosissime indagini, grazie a cui sono stati arrestati camorristi o
identificati criminali del calibro dei “bambini di satana” o del mostro di
firenze. Questo personaggio stravagante dallo humor arguto, ottimo oratore, un po’narciso e fedelmente
innamorato della Guinnes ha di recente pubblicato, con mondadori, un libro
intitolato “ Ho una tresca con la tipa nella vasca” che dev’essere
assolutamente letto...da chiunque voglia fare un salto nell’assurdo.
Prima ancora dei tuoi
racconti si nota subito il tuo personaggio. Come ti descriveresti?
Io sono un avventuriero della parola, un artista circense.
Il circo è tutto ciò che ci circonda( e forse è per quello che si chiama circo)
ed io amo giocarci. Sono un’acrobata, un trapezista, un domatore, ma anche un
animale feroce che quando vuole sa essere anche tenerissimo.
Quando hai iniziato a
fare il domatore di parole?
Queste cose, in realtà nascono con te. Come i tuoi sogni, i tuoi desideri e le tue
capacità primarie lo scrivere, come il dipingere ed il suonare, sono cose che
ti porti sempre dietro. C’è chi da ragazzino si diletta a suonare in una
boyband, ed io , allo stesso modo , ho iniziato a scrivere i pensierini alle
elementari. Ma però miei pensierini
delle elementari erano già meglio dei pensieri di Blaise Pascal.
Prima opera
pubblicata?
Io ho iniziato a 17-18 anni facendo il giornalista
radiofonico e sulla carta stampata per un giornale che si chiamava onda tivù
dove intervistavo vallette. Tra l’intervistare Pippo Baudo o le sue
vallette...preferivo di gran lunga...intervistare le signorine.Nel 1884 ho
vinto il premio misfets di cattolica, che è stato l’inizio della mia carriera.
Avevo 23 anni, ma il racconto lo scrissi due anni prima. Il mio primo libro
l’ho scritto a 24 anni ma è uscito che ne avevo 31. Nel frattempo ho vinto un
sacco di premi per i racconti e le inchieste giornalistiche. Però questo prima
libro, che si chiamavo “ Lazzaro vieni fuori”, e da li è stata una strada di
successi e fortune. C’ê gente che sia
convinto che io sia uno scrittore molto prolifico, in realtà molte cose le
avevo scritte in quegli anni di limbo, di buio. Non è che stessi li a scrivere
e basta come il leopardi: Facevo il pugile, il modello, il copy per un agenzia
di pubblicità, il giornalista investigativo, il maestro di kendo.
Il giornalismo è
cambiato molto negli ultimi vent’anni secondo te?
Si, molto. Allora ci si sbatteva molto di più, anche
fisicamente. Parlo addirittura di trent’anni fa. Uno andava davvero a molestare
i caporedattori della cronaca nera per proporre i propri servizi, adesso c’è
internet...è stato sicuramente un grande aiuto ma ti toglie quella cosa per cui
i poliziotti non sono più piedi piatti. Una volta dovevi camminare davvero per
le strade. Dovevi vivere per la strada senza avere la possibilità di
collegarti.
E gli intellettuali
da poltrona?
Gli intellettuali da poltrona sono sempre esistiti. Il
giornalismo invece è indagine, esperienza sul campo, non è neanche la necessità
di raccontare la verità, ma la necessità di raccontare una storia per come la
vedi e non per come la pensi o come pensi che sia andata.
E per
finire...parlami della Tresca con una tipa nella vasca:
è una cornice che contiene un quadro astratto di racconti, al
contrario magrittiano, è un assurdo che si propone per raccontare il suo amore
per le muse, che come ben sapete sono 9, e moltiplicarle. Voglio far si che il
confine tra la farsa e la tragedia, tra l’orrore e l’estasi elegiaca sia
labilissimo, se non quasi inesistente.
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