venerdì 14 novembre 2014

Andrea Pinketts: maestro del grottesco esilarante

Andrea Pinketts è celebre per essere scrittore, drammaturgo , giornalista e presentatore televisivo, ma la sua più grande passione è...l’avventura.  Nato nel 1961, è uno dei maggior esponenti della letteratura Noir in italia. La sua passione per il macabro – già leggeva Edgard Allan Poe alle elementari sottobanco- l’ha portato anche a compiere pericolosissime indagini, grazie a cui sono stati arrestati camorristi o identificati criminali del calibro dei “bambini di satana” o del mostro di firenze. Questo personaggio stravagante dallo humor arguto,  ottimo oratore, un po’narciso e fedelmente innamorato della Guinnes ha di recente pubblicato, con mondadori, un libro intitolato “ Ho una tresca con la tipa nella vasca” che dev’essere assolutamente letto...da chiunque voglia fare un salto nell’assurdo.

Prima ancora dei tuoi racconti si nota subito il tuo personaggio. Come ti descriveresti?
Io sono un avventuriero della parola, un artista circense. Il circo è tutto ciò che ci circonda( e forse è per quello che si chiama circo) ed io amo giocarci. Sono un’acrobata, un trapezista, un domatore, ma anche un animale feroce che quando vuole sa essere anche tenerissimo.

Quando hai iniziato a fare il domatore di parole?
Queste cose, in realtà nascono con te.  Come i tuoi sogni, i tuoi desideri e le tue capacità primarie lo scrivere, come il dipingere ed il suonare, sono cose che ti porti sempre dietro. C’è chi da ragazzino si diletta a suonare in una boyband, ed io , allo stesso modo , ho iniziato a scrivere i pensierini alle elementari. Ma però  miei pensierini delle elementari erano già meglio dei pensieri di Blaise Pascal.

Prima opera pubblicata?
Io ho iniziato a 17-18 anni facendo il giornalista radiofonico e sulla carta stampata per un giornale che si chiamava onda tivù dove intervistavo vallette. Tra l’intervistare Pippo Baudo o le sue vallette...preferivo di gran lunga...intervistare le signorine.Nel 1884 ho vinto il premio misfets di cattolica, che è stato l’inizio della mia carriera. Avevo 23 anni, ma il racconto lo scrissi due anni prima. Il mio primo libro l’ho scritto a 24 anni ma è uscito che ne avevo 31. Nel frattempo ho vinto un sacco di premi per i racconti e le inchieste giornalistiche. Però questo prima libro, che si chiamavo “ Lazzaro vieni fuori”, e da li è stata una strada di successi e fortune. C’ê gente  che sia convinto che io sia uno scrittore molto prolifico, in realtà molte cose le avevo scritte in quegli anni di limbo, di buio. Non è che stessi li a scrivere e basta come il leopardi: Facevo il pugile, il modello, il copy per un agenzia di pubblicità, il giornalista investigativo, il maestro di kendo.

Il giornalismo è cambiato molto negli ultimi vent’anni secondo te?
Si, molto. Allora ci si sbatteva molto di più, anche fisicamente. Parlo addirittura di trent’anni fa. Uno andava davvero a molestare i caporedattori della cronaca nera per proporre i propri servizi, adesso c’è internet...è stato sicuramente un grande aiuto ma ti toglie quella cosa per cui i poliziotti non sono più piedi piatti. Una volta dovevi camminare davvero per le strade. Dovevi vivere per la strada senza avere la possibilità di collegarti.

E gli intellettuali da poltrona?
Gli intellettuali da poltrona sono sempre esistiti. Il giornalismo invece è indagine, esperienza sul campo, non è neanche la necessità di raccontare la verità, ma la necessità di raccontare una storia per come la vedi e non per come la pensi o come pensi che sia andata.

E per finire...parlami della Tresca con una tipa nella vasca:
è una cornice che contiene un quadro astratto di racconti, al contrario magrittiano, è un assurdo che si propone per raccontare il suo amore per le muse, che come ben sapete sono 9, e moltiplicarle. Voglio far si che il confine tra la farsa e la tragedia, tra l’orrore e l’estasi elegiaca sia labilissimo, se non quasi inesistente.

 Liliane Tami


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