La cultura araba differisce dalla civiltà occidentale soprattutto per ciò
che riguarda i rapporti tra il sistema giuridico e la religione. L'Occidente è laico, mentre il diritto dei paesi musulmani è fondato sulla rivelazione di Maometto.
Gli ultimi
tribunali religiosi europei, come la Santa Inquisizione e l’inquisizione Spagnola,
sono stati chiusi durante al periodo dell’illuminismo. L’Europa, che da poco più di una cinquantina
d’anni vanta un sistema giuridico
democratico basato sulla tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo,giudiziario)
ha potuto facilmente costruirsi una legge laica perchè, eccetto lo Stato vaticano,
non ha comunità giuridicamente rilevanti fondate sulla religione.
La comunità musulmana, in virtù della sua storia e delle sue radici, non contempla questa
possibilità, giacché la scienza giuridica islamica ha come prima fonte proprio il Corano. Nel mondo musulmano l’elemento
legislativo è tutt’uno con quello religioso, perciò l'islam moderato o laico non può esistere.
Com’è nato il diritto religioso
islamico:
La scienza
giuridica islamica, tradotta col termine Fiqh, è quell’insieme di norme che regolano gli atti esteriori del
musulmano nei doveri verso Dio e nei rapporti giuridici con gli altri musulmani.
Il Fiqh è stato elaborato dagli ulema iracheni ( saggi musulmani) dal primo
secolo dopo la rivelazione del Corano fino all’855 d.C. Gli ulema, specialisti
della religione, per scrivere il Fiqh
usavano l’ijtihad, ossia lo sforzo razionale di interpretare il corano ed
elaborare nuove leggi.
I saggi inizialmente avevano dibattuto su questioni inerenti il rituale, le tasse, il matrimonio ed il ripudio, e man mano si interessarono sempre più a problemi giuridici. Il più grande Ulema della storia è stato Muhammad al-Shafi ( 750-820 circa), che ha teorizzato la teoria dell’infallibilità della comunità (umma) musulmana. Nel 855, durante il regno della dinastia degli Abbasidi e dopo la morte de vennero “ chiuse le porte all’ijtjhad”, quindi i saggi non avevano più la possibilità di creare nuove leggi facendo uno sforzo razionale ma dovevano limitarsi a farlo “ per analogia”. Così venne inaugurata l’era del taqlid, fondata sul criterio dell’imitazione, che è in auge ancora oggi. Il fiqh, nei tre secoli in cui venne elaborato, si divise in quattro scuole: Gli hanafiti, i malakiti, i shafiiti e gli hanbaliti.
I saggi inizialmente avevano dibattuto su questioni inerenti il rituale, le tasse, il matrimonio ed il ripudio, e man mano si interessarono sempre più a problemi giuridici. Il più grande Ulema della storia è stato Muhammad al-Shafi ( 750-820 circa), che ha teorizzato la teoria dell’infallibilità della comunità (umma) musulmana. Nel 855, durante il regno della dinastia degli Abbasidi e dopo la morte de vennero “ chiuse le porte all’ijtjhad”, quindi i saggi non avevano più la possibilità di creare nuove leggi facendo uno sforzo razionale ma dovevano limitarsi a farlo “ per analogia”. Così venne inaugurata l’era del taqlid, fondata sul criterio dell’imitazione, che è in auge ancora oggi. Il fiqh, nei tre secoli in cui venne elaborato, si divise in quattro scuole: Gli hanafiti, i malakiti, i shafiiti e gli hanbaliti.
Le 4 radici del
diritto:
Gli ulema hanno
decretato che il diritto islamico ha quattro radici ( Usul al-fiqh): Il Corano,
la Sunnah, l’Igmà e la Qiyas, tenute assieme dal buon senso individuale, il Ra’y. Shari’a, termine spesso
usato a sproposito, significa semplicemente “la via che porta alla fonte”.
Il Corano è libro
che Dio, attraverso l’Arcangelo Gabriele, ha rivelato a Maometto. È composto da
114 sura, ordinate dalla più lunga alla più breve.
La Sunnah, che
significa “tradizione”, è simile al nostro vangelo, in quanto vi sono collezionati
i fatti inerenti la vita del profeta Maometto tramandati per tradizione orale.
I racconti (hadit) presenti nella Sunnah
spiegano la vita di ogni buon musulmano.
L’Igma è la terza radice del diritto
e,a differenza delle altre due, non è
rivelata bensì proviene dallo sforzo ( ijtihad) di intepretare il Corano e la
Sunnah. Igma letteralmente significa “
buon senso comune” e anche di fatto è un
accordo sul buon senso della comunità stipulato dai dotti ( ulema). A
differenza del corano delle radici immutabili e rivelate, l’Igma può variare a
seconda del luogo e dell’epoca.
Il Qiyas, che in
arabo significa “comparazione di un termine con un’altro”, è una forma di ragionamento logico che ha la
funzione di risolvere quei problemi che non sono trattati né nei testi rivelati
né dagli Ulema che decidono l’igma di una collettività. Ad esempio il Corano
vieta di bere alcolici ( pena: 80 frustate per un uomo libero e 40 per uno schiavo)
ma non si esprime sulle droghe. Avvalendosi però del Qiyas è possibile
comparare le droghe con il vino e dedurre che anch’esse, dato che causano uno
stordimento analogo a quello dell’ubriachezza, debbano essere punite con una
sanzione corporale.
Ra’y: Il buon
senso individuale è ciò che permette di elaborare ogni volta caso per caso,
diventando avvocati di sé stessi. Bere
vino è sbagliato, ma grazie al buon senso individuale si può capire che è
meglio berne un bicchiere piuttosto che morir di sete nel deserto. Il ra’y è quindi la possibilità di ogni
singolo musulmano di autolegislarsi, all’interno dei limiti del Corano, della
Sunna e del buon senso della sua comunità( umma). Gli appartenenti alla
comunità di Al-shabaab, volgarmente conosciuti come “ jihadisti dello Stato
Islamico” rispettano il corano, la sunna, L’Igma della loro comunità, ragionano
seguendo la logica del Qiyas e danno
retta al loro buon senso individuale.
Il bene della
comunità (Ishtishlah):
Ogni nazione occidentali ha un proprio diritto con un elenco
di articoli ben precisi , duraturi nel tempo ed una relativa sanzione penale.
La comunità musulmana è, paradossalmente, molto più liberale dell’occidente
perchè non ha un elenco di articoli che vincola i comportamenti umani. Inoltre il
concetto occidentale di “ stato” non è contemplato dalla Shari’a.( L’ISIS, di fatto si
chiama così perchè nella parola “State” vi riconosce una comunità unita da
valori comuni e non una fredda nozione giuridica e geografica).
I governanti islamici
devono far applicare la legge sacra in materia amministrativa e politica, e per
questo esprimono arbitrariamente dei qanun, che diventano poi delle
norme/decreti statali. Lo scopo di tali decreti ( che possono essere
momentanei) è quello di preservare la fede islamica e garantire il bene della
comunità( Ishtishlah).
Gli arbitri
Il Qadì e il Muftì sono dei dotti, esperti di religione, che analizzano ogni
singolo caso e per ogni “sentenza” elaborano della specifiche “ leggi” con
relative pene. Il Qadi è un giudice religioso che deriva dalla figura
dell’Arbitro pre-islamico che doveva rimettere la pace tra due parti litiganti.
I Qadì, eletti in virtù delle loro competenze, “arbitrano” il buon
funzionamento della società.
Vengono interpellati ogni qualvolta vi è una sentenza e per ogni caso elaborano delle nuove leggi e dei nuovi provvedimenti, che però devono sottostare rigorosamente al Corano, alla Sunnah, all’Igma ed alla Qyias.
Vengono interpellati ogni qualvolta vi è una sentenza e per ogni caso elaborano delle nuove leggi e dei nuovi provvedimenti, che però devono sottostare rigorosamente al Corano, alla Sunnah, all’Igma ed alla Qyias.
La fatwa è il parere/legge espresso
dall’esperto religioso in seguito alla
consultazione da parte di un privato o di un organo ufficiale per conoscere la
posizione esatta da adottare in materia culturale, politica o giuridica al fine
di comportarsi in modo conforme alla shari’a. Le fatwa mutano nel tempo ed il
saggio che le ha emanate può cambiare parere nel tempo, inoltre per le
“sentenze” più piccole la figura del Qadì è sostituita a quella del Muftì. Il mufti è molto importante per chiarire sia
le regole religiose che quelle di condotta in mancanza di una vera legislazione
e la sua figura è stata istituita nel periodo in cui è stato elaborato il fiqh.
Il muftì si occupa prevalentemente di emanare fatwa quando avvengono delle discordie tra privati o vi sono dei dubbi su un particolare situazione. Essendo una legge “ arbitraria” è possibile rivolgere la stessa richiesta a molti Muftì e scegliere il responso che più si avvicina al proprio buon senso personale, il Ra’y.
Il muftì si occupa prevalentemente di emanare fatwa quando avvengono delle discordie tra privati o vi sono dei dubbi su un particolare situazione. Essendo una legge “ arbitraria” è possibile rivolgere la stessa richiesta a molti Muftì e scegliere il responso che più si avvicina al proprio buon senso personale, il Ra’y.
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