Attualmente gli Stati Uniti sono in guerra contro l’ Afghanistan, contro
la Libia, contro l’Is e, silenziosamente, promuovono nuovi conflitti
non-convenzionali contro la Russia, l’Iran e la Siria.
La strategia
bellica dell’insurrezione, cavallo di battaglia di Obama, non è però più
sufficiente a mantenere l’utopia liberista americana: l’Islamic State, non
essendo un vero stato, è immune ai "colpi di stato". La Russia non ha
nessuna intenzione di piegarsi alla BCE e l’Iran vuol gestire da sé la propria
sovranità nazionale. Ed è per far fronte a questi fastidiosi avversari che,
a Losanna, Obama ha messo le basi per sancire un nuovo accordo sulle armi nucleari.
Le guerre di Obama:
La guerra in Afghanistan, contro ai talebani, è iniziata nel 2001 con
l’amministrazione di Bush in seguito al crollo delle torri gemelle. Oltre duemila
addestratori americani sono morti - e continuano a morire- negli scontri,
nonostante Obama avesse promesso di ritirare le truppe entro all’inizio del 2014. Il
primo intervento pubblicamente annunciato da Obama è stato quello in Libia del
2011. Gli USA hanno preso di mira il
presidente Muhammar Gheddafi in seguito alla guerra civile libica perchè il “dittatore”,
autore di un interessantissimo “ libro verde” scaricabile gratuitamente dal
web, voleva aprire una banca centrale africana, che avrebbe messo a repentaglio
l'egemonia internazionale del dollaro. È per questo motivo che gli USA, anzichè
aiutare il presidente di un paese in crisi, hanno preferito stare dalla parte
dei ribelli ed armare gli estremisti. L’amministrazione militare di Obama,
tramite la strategia dell’insurrezione pilotata, è riuscita a scaricare anche
il presidente dell’Egitto Mubarak, lasciando il paese nelle grinfie dei
Fratelli Musulmani. In Tunisia è accaduta la stessa cosa: la primavera araba, pilotata dai
soldati sobillatori della CIA travestiti da ribelli, ha condotto il governatore
del paese Ben Alì all’esilio, lasciando la Tunisia nel pandemonio. Il
nuovo presidente della neonata repubblica di Tunisia, Essebsi, è laico,
contrario all’estremismo islamico e tiene ottimi rapporti con le grandi
industrie americane. Ma il suo paese è flagellato dalle guerre civili e dal
malcontento. In nome del libero mercato e dello scambio di materie l’America può
sacrificare un popolo, ma non la democrazia e l’ateismo.
Le chicche di Obama: insurrezioni
e sanzioni
Le guerre in Libia, Tunisia ed Egitto seguono lo stesso schema del
conflitto che è in corso in Siria: Gli
Americani promuovono le insurrezioni armate contro al governo di Assad,
manipolando i mass-media tramite le privatizzazioni e costringendo altri paesi
esterni al conflitto a sanzionare economicamente il nemico. La Propaganda e la crisi
economica sono i due principali strumenti con cui far cadere un paese nel caos:
così Obama può organizzare un golpe
senza dover ricorrere ad una guerra “convenzionale e simmetrica”. Il golpe del 20 gennaio avvenuto in Yemen,
grazie all’interferenza degli Americani, doveva aiutare il paese a liberarsi
dalla minaccia degli estremisti islamici, ma di fatto è stato il progromo ai
tragici bombardamenti delle scorse settimane. Ufficialmente Obama, nei suoi
sette anni di amministrazione, ha combattuto solo 3 guerre, contro
l’Afghanistan, contro la Libia e contro l’Islamic State. Di fatto, però, dal’Ucraina alla Siria, dal
Mali alla Tunisia, tantissimi paesi sono stati destabilizzati per mezzo delle
Black Operation americane. Gli agenti provocatori e gli addestratori che per
volere del Pentagono hanno svolto missioni di destabilizzazione in tutto il
mondo sono stati decine di migliaia. E, siccome paiono non bastare, Obama ha
finalmente deciso di dire basta all’ipocrito pacifismo anti-atomica con cui ha
guadagnato il suo ruolo da presidente.
La guerra contro Iran: strategia del caos fallita
Per destabilizzare economicamente – e poi militarmente –
l’Iran gli USA hanno fatto pressione alla Cina affinchè comprasse
petrolio solamente dall’Arabia Saudita. Queste sanzioni economiche non sono
però riuscite a piegare l’Iran: il governatore islamico Hassan Rouhani, immune
agli attacchi sovversivi degli USA, sta venendo combattutto politicamente. Gli
accordi di Losanna sull’energia atomica mirano ad indebolirlo e ad isolarlo
dalle altre superpotenze ,a scapito della pace atomica tra tutte le altre
nazioni.
Obama, Onu e Nato :
Il più grande schieramento mai visto
L’11 settembre 2015 Obama ha
annunciato la nascita della più grande alleanza tra eserciti della storia: la
coalizzazione anti-ISIS comprendente ben 27 paesi e tre
organizzazioni internazionali. Nei giorni seguenti, durante al Summit di Parigi
voluto da Hollande e dagli Stati Uniti, s’è data la conferma che tutti i
cinque continenti sarebbero stati coinvolti da questo conflitto, con
bombardamenti o semplici aiuti umanitari. Inizialmente l’Inghilterra e la
Germania non vi volevano aderire, ma poi hanno ceduto. La Svizzera, invece, non
ha preso parte a questa (pericolosa) alleanza mondiale.
La guerra contro all’Isis: il
nemico invisibile
Il 23 settembre sono
iniziati i bombardamenti da parte dell'alleanza anti-isis: I primi a colpire la
città di Raqqua sono stati gli USA accompagnati da altri 5 altri
paesi musulmani (Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, il Quatar, la
Giordania ed il Bahrein ). L’obbiettivo dell’attacco erano le basi
missilistiche degli estremisti dell’Islamic State nella provincia di Raqqa, che
appartiene alla Siria. Le bombe sono state scagliate senza il consenso del
presidente siriano Bashar al-Assad, che avrebbe voluto contrastare la
minaccia degli estremisti sunniti all’interno del proprio territorio senza
l’interferenza di potenze straniere. Come ha effermato Aleksandr
Lukasehvich, portavoce del ministero degli esteri russi – “Gli attacchi aerei Usa
in Siria contro gli estremisti dell’Isis senza il consenso di Damasco e in
assenza di decisioni del consiglio di sicurezza dell’Onu sono un’aggressione,
una grossolana violazione del diritto internazionale”.
Le promesse sul disarmo (
non mantenute)
Obama, in un discorso tenuto a Praga nell’aprile del 2009, affermò
che si sarebbe impegnato per promuovere il disarmo nucleare del mondo intero.
Citò il TNP * e disse che con la sua amministrazione avrebbe perseguito
le trattative internazionali necessarie per ridurre tutti gli armamenti
atomici, ed in particolar modo quelle di Teheran ( Iran). Questa promessa,
sostenuta anche dal movimento internazionale anti-atomica chiamato Global zero,
gli permise – sei mesi dopo- di guadagnare il premio nobel per la pace.
Inizialmente il presidente sembrò davvero muoversi in questa direzione:
nel 2010 Obama tornò a Praga e , col russo Medvedev, firmò il “New Start”.
Questo trattato limitava a 1550 le testate nucleari strategiche dispiegate
consentite ad ogni parte. Un mese dopo, durante le conferenza quinquiennale
atta a rafforzare il TNP (che inizialmente contava solo 11 punti) in nome
della Pace venne portato a 64 punti. Peccato che col nuovo accordo di Losanno
Obama ha rifiutato la possibilità di sancire un accordo di diminuzione degli
armamenti atomici di tutto il mondo per fare un torto all’Iran. Obama,
che predicava di poter liberare il mondo dall'atomica, ha eliminato solo 507 bombe
atomiche. Una bazzecola, in confronto alle 14801 testate nucleari che George
Bush e George W.Bush erano riusciti ad
eliminare.
La conferenza di Losanna: Ritorno
all’Atomica
Ad
ottobre del 2014 gli Stati Uniti possedevano 1642 testate nucleari dispiegate
più 4800 operative. Dal 2001, le spese militari mondiali sono aumentate del
50%, e l’america, da sola, ha avuto un incremento del 55%. Gli Usa sono il
paese con la spesa militare più alta al mondo: 640 miliardi di dollari, pari al
37% del totale di quella di tutti gli altri primi nove paesi messi
insieme. Obama non ha nessuna intenzione
di dire davvero addio alle armi atomiche, e durante la conferenza di Losanna
l’ha detto chiaramente.
Secondo Benjamin Netanyahu, premier israeliano, le scelte di Obama si riveleranno pericolosissime. Il 30 giugno l’Iran, a patto che lo
libirino dalle sanzioni economiche, sceglierà se firmare o meno l’aut-aut
voluto da Obama. Ciò che rende questo accordo sul nucleare così difficile è il
fatto che L’Iran non è ancora stato “conquistato” dagli Stati Uniti e
nonostante ciò vive bene e sembra non dare troppo fastidio all’intera scena
internazionale. Gli USA e l’Iran sono alleati per ciò che riguarda
la lotta al terrorismo islamico, ma contemporaneamente si trovano in conflitto
sulla questione del governo sciita siriano di Assad, che gli Americani
condannano fermamente. Inoltre anche lo stato d’Israele, eterno alleato
degli USA; si sente profondamente minacciato dall’Iran e da questi nuovi
accordi sull’energia nucleare voluti da Obama. Grazie alle scelte del premio
nobel per la pace, il mondo si sta incamminando verso la terza guerra
mondiale.
* Il primo luglio del 1968
Usa, Unione Siovietica e Regno Unito sottoscrissero Il Trattato di non
proliferazione nucleare (TNP) per limitare la proliferazione degli ordigni
atomici in tutto il mondo.
http://www.mattinonline.ch/obama-dalle-insurrezioni-alla-bomba-atomica/
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