martedì 9 dicembre 2014

I pirati dell'Isis

Di terra, di cielo e , da poco, anche di mare- I soldati semplici che combattono la guerra per lo Stato islamico operano su tutti i campi. Recentemente è giunta notizia che il gruppo terrorista del Sinai Ansar Bayt al-Maqdis, legato ad al Qaeda, ha giurato fedeltà allo Stato Islamico. Ciò vuol dire che , essendo il Sinai una penisola nel Mar Rosso, darà alla jihad….una svolta marittima.
Il fenomeno dei pirati islamici certamente non è nuovo, ma con l’accesso diretto ai grandi porti esso sta già iniziando a subire un notevole incremento.
Inoltre il Sinai, strategicamente, è l’ombelico del mondo: è il luogo d’incontro tra l’Africa e l’Asia, e s’affaccia, grazie al canale di Suez, anche sul mar Mediterraneo.
È evidente come, un’attività marittima guidata dallo stato islamico possa facilmente approdare sulle coste di ben tre continenti partendo da quei porti sul mar rosso che una volta erano tanto graditi ai turisti.
Inoltre, come riporta Panorama, attualmente la Tunisia conta 5 mila soldati islamici che sono pronti ad immolarsi per imporre la Sharìa sulla terra. La Tunisia, col celebre porto di Cartagine, s’affaccia sul mar mediterraneo e dista davvero poco dall’Italia. La stessa cosa è la Libia: Essa, attualmente, non è ancora cascata nelle grinfie del califfato, ma potrebbe cedervi nel giro di poche settimane. La libia, dotata d’una vasta zona costiera, dista a poche centinaia di miglia nautiche dall’Italia. I pirati, spesso , sono semplici gruppi di criminali che, senza far capo a nessuno, come nel caso del pericolosissimo Golfo di Aden, vanno all’arembaggio di petroliere o crociereper depredarle dei loro beni. Per fortuna la pirateria nel Mar Mediterraneo è ancora un fenomeno molto limitato, ma i predoni del mare somali che simpatizzano per l’Isis non avranno certo difficoltà a dirottare le loro navi o i loro motoscafi verso Nord.
Il pericolo della pirateria islamica non è ancora emerso chiaramente e , a quanto pare, nessun osservatorio strategico ne ha già divulgato studi accurati. Ma, il neonato fenomeno, che per il momento ha arricchito il Califfato procurandogli diverse petroliere che s’aggiravano nelle coste del Mar Rosso, potrebbe degenerare molto in fretta. Il fine della pirateria non è l’uccisione o la conquista di nuove terre, ma il furto delle ricchezze dell’avversario.Se le nazioni europee, in particolare quelle costiere, come la Francia o l’Italia, venissero improvvisamente private del loro mercato marittimo preziosissimo, avranno conseguenze economiche davvero nefaste.
Liliane Tami

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