giovedì 15 maggio 2014

La leggenda della maledizione di San Siro

La bellezza di un luogo, è data non solo da ciò che è, ma anche da ciò che si crede che sia.
Le paure inconsce degli uomini vengono spesso esternate sottoforma di credenze popolari o superstizioni, che per quanto becere possano apparire, possiedono in realtà un valore antropologico inestimabile.

Prima dell’alba, quando anche l’ultimo studente reduce dall’after striscia a casa, per chi è timorato dall'ignoto Pavia può assumere un tono  inquietante. A quell’ora la città goliarda è desolata. Cupa. Morta. La nebbia, spessa come un sudario, s’insinua nei vicoli deserti. Le mattonelle rosse delle case antiche, sfregiate dalla sinistra luce dei lampioni, paiono l’ambientazione ideale per un film gotico.  Di notte pure le zanzare tacciono, perché intimorite dal racconto di alcune vecchiette, che a starle sentire direbbero d’aver visto di persona il vampiro di piazza Vittoria.
Se siete persone razionali, mentre passeggerete in solitudine sui ciottoli umidi, guardando nell’oscurità i graffiti dei teppisti che paiono schizzi di sangue, scaccerete le vostre paure ridendoci sopra. Se invece siete credenti non vi resterà che pregare la Madonna, sperando di non incontrare il fantasma senza testa di Boezio o una di quelle sgradevoli presenze invisibili – chiamate poltergeist – che di tanto in tanto pare si manifestino nelle residenze pavesi.

Di saghe misteriose e curiose credenze inerenti fenomeni paranormali la nostra graziosa cittadina abbonda. Se ne volete la conferma, recatevi in duomo e chiedete di chiacchierare con Don Giuseppe: questo celebre esorcista , raccomandato dal Vaticano, potrà raccontarvi di alcuni casi di possessione che ha curato e vi renderete conto di quanto sia ancora salda nella gente l'idea di un Demonio perseguitatore.
Le biblioteche della città contengono svariati documenti inerenti accuse di streghe e altri raccapriccianti personaggi di questa città, un tempo sede di sanguinosi riti alla Dea Cibele e strazianti roghi d’eretici. Per chi invece vi è ancora la necessità di gettare un'occhio sulla parte più misteriosa della vita  consiglio invece l’associazione CIO di Pavia, che mediante strambi computer e strumenti elettromagnetici va a caccia di grumi ectoplasmatici erranti.
Insomma Pavia, per gli amanti dei fantasmi, dell’occulto e persino degli ufo (la zona del Vallone fu per un certo tempo una meta turistica gradita agli annunaki) offre tantissimi modi per mettere in dubbio la razionalità!

La maledizione di San Siro: un sacerdote medioevale , infuriato col clero, annunciò il recente crollo della torre civica
Sono passati ventitré anni dal crollo della torre del duomo dovuta ad un peso eccessivo delle campane ed ad una cattiva manutenzione. Ma le vecchiettine pavesi giurano che in realtà è stato il fantasma di San Siro a farla crollare. Questa loro credenza, è, per noi, una testimonianza culturale interessantissima. Quel tragico venerdì 17 marzo 1989 costò la vita a quattro persone, e una dozzina di passanti furono feriti dall’apocalittica pioggia di mattoni. I curiosi andarono a vedere le rovine e a fotografare le macerie di quella che fu l’imponente torre civica, simbolo della città, mentre coloro che conoscevano la maledizione di San Siro corsero a farsi il segno della croce. Incredibile, ma vero, questa catastrofe venne predetta nell’anno 663 da Michele, il sacerdote della città. Se avete dubbi riguardo alla storicità di questo evento chiedete allo studioso Alberto Arecchi, autore del saggio La Maledizione di San Siro, edito dalla casa editrice Liutprand. Egli, sostiene nella sua opera, ha toccato con mano l’antico documento su cui è stata vergata la tremenda maledizione.
A quei tempi, nella città di Ticinum regnava lo splendido e glorioso re longobardo Grimualdo, che solo per mezzo dell’atroce fonetica del nome avrebbe potuto far tremare l’intera Europa. In quegli anni di prosperità la quiete della cittadina longobarda venne però distrutta da Costanzo II, l’imperatore di Bisanzio, che voleva conquistare tutto il mondo. In concomitanza, la nostra cittadina fluviale dalle origini celtiche si trovò anche in conflitto con la Curia Romana: disapprovava il fatto che Michele il diacono, e molti altri cristiani religiosi della città, fossero seguaci delle dottrine di Ario , i cui insegnamenti vennero banditi dal clero durante al concilio di nicea del 325. Gli ariani, così si chiamano i seguaci del teologo berbero, credevano nell’esistenza di due principi universali – il Male e il Bene – cosa che un millenio dopo ha ispirato il movimento dei catari (che, rinnegando come Ario e Michele la divinità di Cristo, hanno avuto l’onore di farsi torturare nella sede della Santa Inquisizione che stava  proprio dove noi studenti oggi facciamo lezione in San Tommaso). Adesso come allora queste teorie deliziosamente gnostiche non erano gradite dal papato, che costrinse la città di Pavia a rinnegare le sue dottrine ariane in favore di un cattolicesimo politicamente corretto. Il povero  Michele, chiamato Santo Sire – storpiato in san Siro – in quanto massimo sacerdote della città, non voleva convertirsi al cattolicesimo più stretto: decise così di lasciarsi letteralmente morire di fame in segno di protesta. Prima di soccombere tra le sevizie della denutrizione e dalla rabbia, però, predisse l’avvenire dicendo che sì, Pavia sarebbe stata un luogo di cultura dedito all’insegnamento, ma che tutte le supposte verità propinate al popolo dai governanti e dalle istituzioni religiose non sarebbero mai state sufficienti a svelare l’unica e vera verità.

 Michele, scheletrico sul letto di morte e accompagnato solo dal fratello Gundmar che ne trascrisse le parole, maledì la nostra bella città. Agonizzante  e senza ricevere nemmeno l’estrema unzione, il Santo Sire annunciò che, se la corruzione non fosse scomparsa, la torre più alta della città sarebbe crollata un venerdì 17, poco prima dell’anno duemila.
E noi, oggi, non possiamo che alzare gli occhi verso la cupola del duomo, ormai amputato della sua torre,  e chiederci se mai esisterà un mondo senza corruzione e senza superstizioni. http://inchiostro.unipv.it/?p=13005

1 commento:

  1. Dopo anni Mortara e Robbio muovono contro chi usa petardi e botti nelle feste di fine anno, con il divieto di accendere micce e lanciare colpi fino alla fine delle festività. Anche se il sindaco Massimo Depaoli aveva detto di essere favorevole, il comune aveva dichiarato di non avere a disposizione statuine e arredi, Leggende Pavia, ma a questo ha provveduto Niutta, che presso l’ultima seduta di Consiglio comunale aveva promosso un’instant question per il ripristino di questa tradizione al palazzo comunale.

    RispondiElimina