mercoledì 8 ottobre 2014

Isis alle porte dell'Europa

Ieri mattina una cinquantina di manifestanti curdi sono entrati nel parlamento di Bruxelles chiedendo urgentemente di essere protetti dall’Isis, ma ciò non ha impedito agli estremisti islamici di invadere, la scorsa notte, la città turca di Kobane. Tra ieri ed oggi gli estremisti di Maometto hanno assediato la Turchia, e a nulla sono valsi gli sforzi delle donne curde che, dalla soglia di casa, hanno tentato di ammazzare gli invasori.

 Purtroppo questa razzia islamica non nasce per cause economiche e politiche, bensì ideologiche, quindi difficilmente potrà venir arginata sul campo di battaglia. Il politologo Samuel Huntington (1927- 2008) già dopo al crollo del muro di Berlino teorizzò quello che è lo scenario bellico attuale, ossia uno scontro globale tra differenti civiltà. A detta sua le nuove guerre, più che per cause economiche o strettamente politiche, sarebbero generate dall’incompatibilità tra differenti civiltà.

Tali conflitti tra civiltà differenti, chiamati tecnicamente Guerre a faglia, non avendo più la politica come perno, bensì la Cultura Popolare stessa, eludono dai regolari conflitti simmetrici protratti dai militari. Infatti, in questi giorni, a lottare contro la deriva estremista dell’Islam in Turchia sono i civili Curdi, tra cui mamme e bambini.

Le guerre tra civiltà, riguardando l’identità tradizionale, religiosa e linguistica di un popolo, chiamano in causa i cittadini comuni, ed è esattamente ciò che sta accadendo adesso vicino al confine con l’europa. Essendo l’Isil una “Civiltà”, ora rappresentata da uno stato senza territorio legittimo dotato di un esercito di volontari irregolari, non combatte né in nome del denaro né della geografia, bensì di una tradizione ideologica. È per questo che il moderato intervento di Obama , seppur animato da scontri a fuoco, potrà difficilmente porvi rimedio. Per sconfiggere l’esercito disorganizzato dell’ISIS non basta che i suoi esponenti vengano estirpati a ferro e fuoco, come era in uso nelle obsolete guerre di prima, seconda e terza generazione. Le nuove guerre contro alle civiltà dittatoriali ed opprimenti richiedono un forte intervento mediatico ed ideologico per essere vinte. E, meglio ancora, andrebbero prevenute bloccando innanzitutto legalmente il progredire di queste forze nemiche in territori estranei.

Le popolazioni curde, che non vogliono vedere il sole giallo dipinto sul loro vessillo venir oscurato dalla bandiera nera dell’Isil,si sono viste costrette a sacrificare le loro donne come carne da macello sul campo di battaglia: Ricordiamo a riguardo la giovane eroina kamikaze Gilan, mamma di 19 anni, che si è fatta esplodere per annientare 15 estremisti islamici. Però questi atti eroici a nulla valgono in una guerra a faglia di dimensioni così grosse, se non sostenuti dal giusto supporto mediatico e da norme preventive. È importante che l’Isis inizi a temerci, credendo che anche noi , appartenenti alla cosiddetta “ Civiltà del crocefisso”, se messi alle strette, possiamo abbassarci al loro livello ed imbracciare un fucile o farci esplodere. Finchè le milizie dell’Isil , terroristi e guerriglieri sciolti in jeans e t-shirt, vedono in noi un nemico debole, organizzato in truppe militari in divisa, difficilmente ci potranno temere e rispettare.

In questi generi di scontri fa molta più paura una giovane kamikaze di un’intera squadra di Navy Seals armati di tutto punto, perchè questi ultimi rappresentano un’élite professionista, mentre i civili innocenti rappresentano l’anima e l’ideologia di una civiltà, rafforzata da millenni di tradizione e da una storia inviolabile. Per questo è importante che l’Isil venga bloccato con ogni mezzo pacifico ancora prima che possa presentarsi alle nostre latitudini e che costringa ognuno di noi ad imbracciare un arma, come sta avvenendo in Turchia: Ottima infatti l’idea delle banche d’Inghilterra di bloccare i conti correnti degli estremisti ed ottima anche l’dea della Francia di chiudere le frontiere con l’Islam.

Liliane Tami http://www.mattinonline.ch/lisis-arriva-in-turchia-per-combatterlo-non-bastano-armi/

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