mercoledì 20 agosto 2014

Incontro con Didier Burkhalter e Blattmann: la precarietà della pace

La guerra fredda tra il blocco Transatlantico, ossia l’alleanza Washington-Bruxelles, e la Russia inizia a destare serie preoccupazioni anche alla Svizzera, infatti è un tema toccato con prudenza dai nostri rappresentanti. La Polonia ormai dal mese di maggio ha fatto la chiamata alle armi e da pochi giorni la Russia, dopo aver vietato gli scambi commerciali con l’UE, ha portato i suoi corpi speciali, tra cui gli SpecNaz, ad allenarsi in oriente presso l’esercito Cinese. La scorsa settimana anche la Svizzera, vietando la rappresentazione degli aerei militari russi all’Air Show di Payerne, ha preso posizioni contrarie a Putin.

Martedì 18 agosto, dopo all’incontro dei consiglieri Federali con la popolazione Ticinese tenutosi a Lugano, ho avuto modo di parlare con le massime autorità svizzere a riguardo della situazione Svizzera in questo delicato risiko geopolitico. Durante il rapido scambio di battute con Didier Burkhalter e Blattmann, avvenuto nella corte del municipio di Lugano, m’è stato confermato ciò che oramai fregia le testate giornalistiche di tutto il mondo: la pace internazionale è precaria.
Andrè Blattmann, uomo affascinante a prescindere dalla divisa da parata militare, costellata di medaglie e di riconoscimenti, è il capo dell’armata Svizzera. Pur essendo in testa ai segreti svizzeri, era difficile non notarlo nella folta folla presente all’evento informale tenutosi al palazzo municipale. A causa dell’autorevolezza emanata dalla sua persona avvicinarmi a lui, in guisa di semplice giornalista freelance, m’ha fatta sentire parecchio intimorita. Porgli delle domande m’è stato certamente più difficile che avvicinarmi a Didier Burkhalter, decisamente meno austero, benchè circondato da un nugolo di agenti. (Nonostante io sia intraprendente e dotata d’una bella dose di sfacciataggine, non ho osato disturbare la massima autorità militare presente nel nostro paese chiedendo una – desideratissima- selfie, nonostante gli altri presenti stessero assediando i consiglieri federali a tale scopo.)
Blattmann è innanzitutto un patriota. Esige la difesa e l’autonomia della nostra Nazione da ogni forma di dittatura, al contrario di Simonetta Sommaruga, che per la Pace del paese si lascerebbe inglobare dall’EU. Blattmann si è occupato della P-26, l’armata svizzera equivalente alla Gladio Italiana, nata contro un’ipotetica invasione da parte degli esponenti dell’estrema sinistra filorussi. Attualmente, come capo dell’armata, mantiene una posizione piuttosto di destra, ossia a favore di un popolo libero, armato ed in grado di difendersi da solo. Al contrario, Simonetta Sommaruga, con una formazione da musicista e una laurea in lettere e filosofia mai conseguita, capo del dipartimento che include anche la polizia segreta, ha posizioni social-europeiste che vanno a scontrarsi chiaramente con quello che era il disegno protezionista e più nazionalista dell’originale P-26, poi mutata in P-27 ed ora (forse?) scomparsa. Alla domanda del perché gli aerei militari Russi, i Russian Knights, siano stati banditi dall’airshow di Payerne Blattmann si è mostrato vago ed ha affermato che si tratta di una misura politica oramai inevitabile, visti i conflitti che ci sono con l’Ucraina. “Essendo una questione politica non spetta a noi parlarne” ha detto. Perciò, intrufolandomi tra gli agenti di sicurezza, ho posto la stessa domanda al presidente della Confederazione.
Didier Burkhalter, colto alla sprovvista, ha invece contraddetto Blattmann sostenendo che non si tratta di una posizione politica ma di una scelta militare, essendo appunto gli aerei Russi non meramente sportivi ed appartenenti a privati, come invece sono la maggioranza degli aerei che presenzieranno all’attesissimo evento aereonautico. Al perché di questa sua presa di posizione Burkhalter ha detto che è così perché la Svizzera non può permettersi di perdere la neutralità proprio adesso, in un momento in cui “L’Europe risque d’entrer en guerre”. A cosa ne pensasse di Putin, ha risposto “à cette question, je ne réponds pas”. (Il suo ruolo da mediatore tra l’Occidente e l’ex URSS non è certamente facile)
A portare conforto è stata l’ultima domanda che ho posto a Blattmann, a riguardo dell’operazione Saonia eseguita nell’agosto 2013 per simulare un assedio da parte di una Francia divisa in tanti staterelli anarchici bisognosi del denaro tenuto nelle nostre casseforti.
“L’ipotesi di vivere una tale invasione è reale?”
“Assolutamente no. L’operazione Saonia è stata una semplice esercitazione di fantasia. Ha avuto luogo a Ginevra, ma trattandosi di un esercizio tattico poteva anche svolgersi qui a Lugano. Non c’è alcun rischio che la Svizzera venga invasa. C’est impossible!”


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